Una villa trasformata in boutique clandestina
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’abitazione del principale indagato, una villa con piscina nella periferia di Siracusa, era stata trasformata in un vero e proprio showroom clandestino. All’interno, gli spazi erano allestiti come una boutique di alta moda, con capi di abbigliamento, borse, portafogli, orologi e accessori recanti marchi delle più note griffe internazionali, tutti rigorosamente contraffatti.
Da questa postazione, gli indagati trasmettevano in diretta su TikTok e Instagram, mostrando la merce a centinaia di utenti collegati. Per evitare di essere riconosciuti, adottavano stratagemmi come l’occultamento del volto o l’uso di maschere.
Parallelamente alle attività social, il gruppo aveva creato un sito internet con provider statunitense, strutturato in modo professionale: articoli suddivisi per categoria e marchio, fotografie in alta definizione, prezzi ben visibili e descrizioni studiate per esaltarne la qualità. Tra queste compariva la dicitura “importazione parallela – qualità AA+ come l’originale”, pensata per rassicurare gli acquirenti sulla presunta somiglianza con i prodotti autentici.
Il portale, in pochi mesi, era diventato virale, attirando un numero crescente di clienti e incrementando sensibilmente i profitti dell’attività illecita.
Pagamenti in contrassegno e conti all’estero
Una volta effettuato l’ordine, la merce veniva spedita tramite corrieri e pagata in contrassegno. I vettori riscuotevano gli importi e, con cadenza mensile, li versavano sui conti correnti riconducibili agli indagati, aperti sia in Italia sia presso istituti esteri in Belgio, Irlanda del Nord e Lituania.
Il denaro veniva poi rapidamente prelevato in contanti e utilizzato per spese quotidiane, acquisti di beni di lusso e viaggi.
L’analisi delle spedizioni effettuate negli ultimi cinque anni ha permesso alle Fiamme gialle di ricostruire un volume di vendite – solo tramite contrassegno – pari a circa 12.000 articoli contraffatti immessi sul mercato. Il fatturato illecito complessivo è stato stimato in oltre 2 milioni di euro.
Percepivano il reddito di cittadinanza
L’indagine ha inoltre rivelato che due degli indagati percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza, ottenuto grazie a dichiarazioni non veritiere. Un elemento in evidente contrasto con il loro elevato tenore di vita, confermato dal sequestro della Lamborghini Urus del valore di circa 270.000 euro.